giovedì 15 novembre 2007

In bici sulle zebre

In bici sulle zebre a Milano. Nessun esercizio d’equilibrismo da circo, soltanto la regola per chi vuole muoversi in bicicletta con il proprio bimbo al seguito. Lui 4 anni, senza rotelle, con un caschetto blu e una trombetta a forma di Topolino attaccata al manubrio, pedala sul marciapiede; io, invece, sono in strada. Lui attraversa sulle strisce pedalando, io scendo dalla bici e cammino vicino a lui, ma non sempre. Insomma tutto quello che si deve, ma non si dovrebbe fare, per arrivare a meta, a scuola o al parco, e non a metà…
Oggi un bambino di 11 anni ci ha dimostrato che attraversare in bici sulle strisce non è sicuro. Ci ha anche ricordato che le strisce sono pedonali e non ciclabili. Già, ma come si fa a far scendere in strada un bimbo di 4 anni? Le strade sono pericolose, le strade sono delle macchine, lo sanno anche i piccoli. E come la mettiamo con il diritto dei bambini di muoversi in bicicletta per la città? Succede oramai troppo spesso che a Milano i diritti dei bambini, in sella o sulle proprie gambe, siano ridotti a quel che rimane. Quel che resta di marciapiedi, giardinetti, aree gioco e parchi dopo che i grandi sono già passati.
E le nuove piste ciclabili promesse dal Comune? Bisognerà aspettare 4 anni. Per questo lo sguardo di quel bambino con felpa blu e caschetto giallo, alla guida di un triciclo che da più un mese ci guarda dagli angoli di mezza città, è un poco perplesso. E nel frattempo? Strisce pedonali e marciapiedi ciclabili per i bambini fino a 10 anni, a passo d'uomo, perché sarebbe bello poter dire ai bambini che la bicicletta non è solo un gioco.

venerdì 9 novembre 2007

"Mamma, i cani fanno la cacca?"

“Mamma, i cani fanno la cacca?”. E’ la domanda che vorrei mi facesse un giorno la mia bambina che ha da poco imparato a stare seduta. Come una di quelle domande sugli animali che i bambini che vivono in città e che di animali dal vivo ne hanno visti pochi pochi, fanno spesso. Domande del tipo: “I gattini nascono dalle uova, come i pulcini?” Insomma, non mi dispiacerebbe un po’ più di mistero sulla pupù dei cani, anziché vederla, ad ogni passo, spiattellata, raggruppata in cumuli o striata spiacevolmente sui marciapiedi.
Giovanni, invece, secondo anno di scuola materna, sa perfettamente che i cani fanno la cacca e, l’altro giorno, si è preso una sculacciata, per la cacca di un cane sconosciuto.
Cronaca di un pomeriggio ai giardinetti. Prima salti e corse con i compagni di classe nell’area verde con il cartello “no cani”. Poi, prima di rincasare, un’aggiustatina a sciarpa e berretto, su la cerniera del giubbotto e la “sorpresa” è lì, sulla suola destra. Inequivocabilmente cacca di cane. Intollerabilmente cacca di cane perché, e a meno di due metri, c’è un’aiuola priva di cartelli e, a meno di cinquanta, c’è niente-popò-di-meno-che (è proprio il caso di scriverlo…) un’area cani recintata. Intanto, per il nostro problema l’aiuola spelacchiata non può aiutarci granché, allora ci allontaniamo per raggiungere il primo marciapiede e dare inizio alla più efficace manovra toglicacca-dalla-scarpa. La cosa non riesce. Ci penseremo a casa. Il giorno dopo siamo di nuovo al parchetto, la giornata è tiepida. Giovanni vuole correre nell’aiuola insieme ai suoi compagni e io, che ho ancora vivo il ricordo della pulitura della sua scarpina, prima comincio a fare “no” con la testa, poi anche con l’indice e, infine, arriva pure la sillaba, forte e risoluta. Visto che tutto prosegue, manata sul sedere. Come se le avesse prese perché troppo PM10 gli fa venire la tosse.