martedì 23 ottobre 2007

La pappa è... segreta

Macchia rossa, pasta al pomodoro; verde, pasta al pesto o passato di verdura. Bastoncini di merluzzo e anelli di totano, invece, si riconoscono al primo… abbraccio.
Basta guardare i pantaloni dei bambini all’uscita dal nido per sapere cosa hanno mangiato. A loro, di certo, non si può chiederlo. Era buono? Cattivo? Chi può dirlo. I genitori, certamente no. Le Commissioni Mensa, infatti, non sono previste nei nidi comunali. Esistono e funzionano, come da legge regionale di qualche anno fa, nelle materne e nelle scuole elementari di tutta la città; mentre al nido, manco a farlo apposta, no. Un genitore che volesse sapere come è stato preparato il riso alla parmigiana che il suo piccolo ha mangiato oggi, oppure visitare la cucina dove è stato preparato, o magari soltanto conoscere la lista degli ingredienti usati, non ha altro da fare che aspettare. Aspettare che suo figlio cresca, che vada alla materna e allora, con una semplice iscrizione presso la segreteria della scuola, avrà porte aperte ai centri cottura di Milano Ristorazione. Non solo. Potrà seguire i carrelli che fanno servizio nelle classi, assistere allo scodellamento e rendersi conto di sprechi e avanzi. Questo fanno le Commissioni Mensa, che altro non sono che gruppi di genitori volenterosi che non rinunciano ad occuparsi del benessere dei propri figli, anche se la campanella è suonata da un pezzo. Un impegno che lascia un buon sapore in bocca, perché è un “servizio” reso a tutti i bambini e alle loro famiglie di questa città.
Al nido la vigilanza dei genitori sulla refezione scolastica dovrebbe essere ancora più attenta, perché i bambini sono molto piccoli (le sezioni “lattanti” ospitano bimbi dai 4 ai 12 mesi) ed è importante sapere cosa mettono nel pancino. E invece no, per i più piccoli deve bastare il menù appeso in bacheca. Insomma, i genitori come il topo, aspirante cuoco, Ratatouille: per loro la cucina è off limits.

venerdì 19 ottobre 2007

Biciclettine e piste ciclabili

Il Comune ha promesso 50 km di piste ciclabili. E lo ha fatto con l’aiuto degli occhioni azzurri di un bimbetto con caschetto e felpa blu alla guida di un triciclo. Una promessa “a tutta pagina” che data non più di un paio di settimane fa, dalle colonne del Corriere Milano.
“Quando, mamma? Adesso?” E’ la domanda ricorrente di mio figlio quando gli faccio una promessa, che sia il regalo di un gioco tanto desiderato o una festa a casa, per lui e i suoi amichetti.
“Non oggi, Giovanni, ma fra una settimana. Sette giorni, uno, due, tre, quattro…”.
Insomma, l’oggetto della promessa e il momento della sua realizzazione sono elementi fondamentali di un qualunque impegno che una persona si prende con un’altra, lo sanno anche i bambini. E allora, quando saranno pronti i 50 km di piste ciclabili?
Mi rendo conto che ci sarebbe voluto molto coraggio ad aggiungere una data di fine lavori per la realizzazione delle nuove piste ciclabili. Un anno? Un anno e mezzo? E magari poi farcela in due anni però, sa che bel sorriso, signora Sindaco, avrebbe regalato a quel piccolo con gli occhioni azzurri? Il sorriso che fanno i bambini quando scoprono qualcosa. La bicicletta non è solo un gioco da usare al parco o ai giardinetti, ma un mezzo di trasporto, o meglio, di locomozione. Con la bici si può andare in giro per la città. Oh! Proprio una bella scoperta, utile, se non altro, a dare un senso al mal di schiena del primo giorno senza rotelle, alle decine di spinte perché la partenza proprio non gli riesce, ai “Ti tengo, ti tengo!” e invece la mano dal sellino l’avevo tolta già da un pezzo e a quelle imbarazzanti corsette con le gambe piegate per star dietro alla biciclettina che correva veloce.
Avanti con le piste ciclabili, perché se vogliamo educare i bambini alla mobilità che non fa male alla salute, bisogna poter contare sulle piste ciclabili: la strada per i più piccoli è off limits, troppo pericolosa. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di muoversi in bici come i grandi, di non aver bisogno di chi ti apre la portiera, ti mette la cintura, ti prende e ti porta via. Basta seguire la strada, fare attenzione agli incroci e poi la mamma è lì davanti. E’ come avere la patente a 4 anni!